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mercoledì 8 giugno 2016

DAL POLITICHESE .... ALL'INGLESE 


Da sempre la politica ci ha abituati ad un proprio linguaggio. Quante volte di fronte ad un discorso pronunciato da un politico ci siamo arresi all'incomprensibilità di un gergo destinato a pochi, fiumi di parole per la maggior parte di noi senza un senso pratico, immediatamente comprensibile, quasi un modo, di porre gli argomenti, studiato a tavolino per non farti capire cosa in realtà volessero dire o che cosa stavano attuando a livello di leggi e regolamenti.
Ma ultimamente, il politichese si è ulteriormente evoluto, modernizzandosi, 

internazionalizzandosi, assimilando termini di culture a noi vicine ma che parlano una lingua non nostra e che non tutti ancora sono in grado di comprendere, ed ecco che la "riforma del lavoro", che tutti sappiamo cosa vuol dire si trasforma in "Jobs Act" e qui chi non conosce l''inglese comincia ad avere le prime difficoltà.
Molto più recente, in tema di unioni civili è stato coniato il termine "stepchild adoption" che per come suona potrebbe essere qualsiasi cosa, (da un farmaco al modello di un PC) e non facilmente riconducibile alla possibilità da parte di coppie omosessuali di poter adottare il figlio del partner.
Il "giorno della famiglia" termine facilmente riconducibile a una celebrazione della famiglia è divenuto il "Family Day", dal suono molto americaneggiante come quello di "Freedom of Information Act ossia una parte della recente legge sulla pubblica amministrazione, il cui significato è: "Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza". 
Tra Spending Review, Spread, Bipartisan, Slide, Bad Bank, Local Tax... ci troviamo catapultati in una intricata e insidiosa foresta che vede svettare tra la nostra bella vegetazione mediterranea alberi di Mojave, Ohia, Chaparral, che nulla hanno a che vedere con essa.
Perché in un Paese dove la lingua madre è l'italiano, dato che siamo in Italia, si utilizzano termini in lingua inglese, non siamo mica governati da Barak O. o dalla Regina E.?
Se si vuole dimostrare internazionalità, prima di attingere alla terminologia, mettiamoci al passo con gli altri Paesi per quanto riguarda leggi, lavoro, diritti civili, sistema pensionistico, tasse, costi della pubblica amministrazione, scuole, ecc. ecc.
Facciamo gli internazionali a fatti e non a parole. Il detto "parla come mangi" in questo caso lo trovo molto appropriato, meglio una mela del Trentino che una "apple" californiana o texana, tanto per intenderci.
Come si suol dire, passano gli anni, i tempi si evolvono ma per quanto ci riguarda dal politichese all'inglesiano (mi si passi il termine) siamo caduti dalla padella nella brace.

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