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mercoledì 2 novembre 2016

LE REGOLE "NON REGOLE" DELLA MODERNA FORMULA 1

Seguendo il campionato di Formula Uno fin dai tempi di Niki Lauda, mi viene spontaneo notare che più passano gli anni più sembra che anziché un'evoluzione si assista ad una involuzione, nel senso che le gare sono sempre più monotone e noiose, pochi sorpassi, non si parte più normalmente sotto la pioggia, le scuderia sono vincolate ad usare gli stessi pneumatici, ci sono i gettoni per lo sviluppo delle monoposto...

Mi sembra di ricordare che un tempo le cose erano diverse: formula Uno era sinonimo di ricerca, evoluzione, nel telaio, nei materiali, nelle componenti meccaniche... tutto era volto a realizzare monoposto da competizione, da sorpassi, da testa a testa sul bagnato... Anche le case produttrici di pneumatici tipo Michelin, Bridgestone, Good Year erano alla continua ricerca di un prodotto performante e la concorrenza tra loro faceva sì che ogni scuderia potesse scegliere marca e mescola più adatte alla propria vettura.

Oggi si parla di pneumatici monomarca per contenere i costi, di gettoni da spendere per lo sviluppo limitati (sempre per contenere i costi), prima è vero che le case costruttrici più grandi, quindi con maggiori possibilità economiche potevano permettersi uno sviluppo maggiore e costante, ma infondo la stessa cosa avviene anche oggi, dato che Mercedes, Ferrari, Red Bull non sono al pari di Manor, Hass... a livello di investimenti.




Regolamenti che cambiano di anno in anno ma che anziché produrre spettacolo, portano a gran premi noiosi, con pochi sorpassi, poca azione... la maggior parte dei sorpassi avviene ai box grazie alla strategia, ai cambi anticipati o posticipati dei pneumatici, si fa affidamento sulla safety car per guadagnare qualche posizione... vergognoso.
La formula Uno di un tempo è ridotta l'ombra di se stessa, una macchina troppo presa a far soldi, a trarre il massimo profitto economico da tutto, dagli sponsor, dalle televisioni, dai circuiti... uno sport schiavo del businness
Anche in molti casi piloti non si ingaggiano più per le loro capacità ma per i soldi che portano. Prima di fare un test su pista si fa un test in "tasca", si apre la valigetta dello sponsor e si contano i bigliettoni. Chi più ne ha, prende il sedile.

Non parliamo poi dei regolamenti in pista, regole su regole che vengono applicate a seconda dei commissari di gara e ad personam, cioè a seconda di chi è il pilota che commette l'infrazione.
Che la Formula Uno di oggi stia perdendo interesse per i telespettatori è palese, e quindi ecco che arriva il giovane fenomeno, il ragazzino dal talento innato a cui tutto è permesso, poiché dovrebbe essere colui che riporta interesse verso questo tipo di spettacolo. Ok da un lato, le azioni del giovane Max in pista sono una ventata d'aria fresca in mezzo ad un'afa sempre più incalzante di noia, ma quando è troppo è troppo!

Ben vengano i sorpassi, le manovre di difesa ecc. ecc. ma una lettura al regolamento non è il caso che la Red Bull gliela faccia dare? Il giovanotto guida una monoposto da oltre 350 km orari, non è seduto nel salotto di casa davanti al maxischermo con in mano il controller del video game.
Non dico un bagno, ma almeno una doccia di umiltà e di autoconsapevolezza dei propri errori ogni tanto gli farebbe bene.

Quanto è poi che  non rivediamo una partenza con le gomme da bagnato estremo? dove sono finite quelle scie d'acqua che sollevavano le monoposto tipo onda da surf? I piloti di oggi sono più "accorti" o quelli di qualche anno fa erano più "spericolati o addirittura incoscienti"?

Una formula Uno priva di fascino, di brivido, troppo presa dagli interessi materiali... ora come ora è molto più avvincente guardare un gran premio di moto GP. In nome dell'interesse economico stanno uccidendo la F1, il viale dell'agonia è già stato intrapreso, speriamo che i nuovi proprietari arrivino presto all'incrocio che invertirà il senso di marcia.


martedì 14 giugno 2016

DA PIRATA A CAPPELLAIO MATTO, DA GIORNALISTA A MARITO VIOLENTO?

In questi giorni, le pagine di gossip sono invase dalle vicende che contornano il divorzio di Johnny Depp e Amber Heard, dopo un matrimonio "lampo" di poco più di un anno. Amber, la giovane moglie del "Pirata dei Caraibi Jack Sparrow" accusa il marito di violenze domestica, perpetrate a suo carico più volte nel corso del tempo, quando il divo di Hollywood era sotto l'effetto di alcol e sostanze stupefacenti.
Lei accusa, i legali di lui negano, lei chiama la polizia ma non lo denuncia, un'amica di lei testimonia ferite e lividi la ex compagna e la figlia di lui lo difendono.
Una vicenda intricata, che vede sullo sfondo il dio denaro, dollari, tanti dollari, troppi, che potrebbero essere alla base delle accuse per ottenere una buonuscita economica da favola, dato il capitale del "cappellaio Matto".



Secondo Vanessa Paradise, ex compagna per oltre un decennio e la figlia Lily Rose, Johnny non è un uomo violento, tutt'altro,è attento e premuroso, il contrario di quanto sostiene la ormai ex signora Depp, Amber.
Secondo quanto riportato in rete, lei invece non sarebbe nuova a episodi di violenza domestica, ma non come vittima, bensì come colpevole, anche se a suo carico, la ex compagna, non ha mai sporto denuncia.

Diventa difficile prendere le parti dell'uno o dell'altra, voci, opinioni, pareri contrastanti, sarà il tribunale ad analizzare le prove ed emettere una sentenza equa. Per come sono stati presentati i fatti, dagli avvocati delle due parti, ognuno pare avere ragione da vendere, una vittima che per l'ennesima volta deve essere colpevolizzata, e il divo di Hollywood con un buon patrimonio che viene accusato per estorcere denaro.

Qualunque sia la verità, una cosa balza all'occhio, la squallidità con la quale è stato deciso di porre fine ad una storia d'amore, una storia nella quale l'attore credeva visto che per la giovane Amber ha lasciato la compagna di una vita e madre dei suoi figli. Tra l'altro sposando la Heard senza farle firmare alcun contratto prematrimoniale, cosa che sarebbe stata, alla luce dei fatti, cosa alquanto intelligente.

Alle fans di Johnny non resta altro che aspettare e credere che giustizia verrà fatta, in ogni caso.


domenica 12 giugno 2016

FERRARI SEMPRE ALL'INSEGUIMENTO

Ci stiamo avvicinando alla partenza del gran premio di formula Uno del Canada che si correrà sul circuito intitolato alla memoria di Gilles Villeneuve, e le Ferrari sono ancora all'inseguimento delle frecce d'argento.
Purtroppo sono anni che le rosse vanno all'inseguimento, prima di Red Bull ora di Mercedes, a volte con risultati vicino alle prestazioni delle rivsli, altre lontani anni luce, per come ci aveva abituati a vincere facile ai tempi di Michael Schumacher e dei suoi mondiali.

Il mondo delle corse, ma in generale quello dello sport è fatto di alti e bassi, il fulcro della faccenda è che quando siamo nella parte "alta", dove tutto fila liscio, si vince relativamente facile, ci si adatta presto a un situazione vantaggiosa, ma quando sei nella fase "bassa" dove i risultati tardano ad arrivare, capitano inconvenienti, non c'è soddisfazione per le posizioni ottenute lo scontento diventa una sorta di convivente scomodo, un ospite che gran premio dopo gran premio rende la sua presenza sempre più ingombrante, fino a che vorresti buttarlo fuori di casa, ma non puoi, è diventato parte della famiglia.



C'è da dire che, ad accrescere il malcontento spesso ci si mettono anche i giornalisti che esaltano a volte oltremodo, alcuni piloti, e tu, tifoso, ti illudi che questa sarà<la volta buona, quella in cui vedrai il tuo beniamino sul gradino più alto del podio, ma poi, quando ciò non si verifica, la rabbia, la delusione, tornano a farti compagnia ul divano, davanti alla Tv, e di ripeti: "Ci rifaremo al prossimo Gran Premio", ma in verità ormai non ci credi nemmeno più.

venerdì 10 giugno 2016

ESPERIMENTO SUL MATRIMONIO: SCIENZA CONTRO UOMO

L'uomo ha battuto la scienza! Questo esperimento, è un format televisivo già sperimentato in altri Paesi, e ripreso anche da noi con il titolo "Matrimonio a prima vista - Italia".

Molte persone hanno risposto ad un annuncio di casting per un a trasmissione televisiva e quando si sono presentate hanno scoperto che in realtà avrebbero preso parte ad un esperimento mediatico e si sarebbero dovute sposare legalmente, con rito civile, con un perfetto sconosciuto o sconosciuta, che non avevano mai visto e incontrato.
Una proposta che se vogliamo possiamo considerare folle, dalle quale vari single sono scappati, ma per contro ce ne sono stati altri che hanno accettai e hanno così proseguito il loro casting parlando con i tre esperti, al fine di arrivare ad una selezione.
I 6 prescelti, sono stati accoppiati in base a un criterio scientifico che calcola affinità, desideri... e così il giorno stabilito, si sono sposati davanti all'ufficiale di stato civile Lara e Marco, Alessandra e Andrea e Annalisa con Fabrizio.



L'esperimento oltre alla celebrazione del matrimonio, alla presenza di parenti e amici, prevedeva anche i festeggiamenti, la luna di miele e la convivenza sotto lo stesso tetto come marito e moglie.
Cinque settimane in tutto per decidere se il compagno o compagna selezionato dei tre esperti, in effetti è la proprio metà con cui condividere il resto della vita, oppure no.

Seguendo il programma, si sono delineate le dinamiche di coppia, la voglia di impegnarsi di alcuni nella riuscita dell'esperimento e la leggerezza di altri, per i quali la posta in gioco non era costruire un futuro insieme ad un'altra perdona ma farsi un'esperienza diversa di vita, cogliere un'occasione.
Alla fine del periodo stabilito, nessuna delle tre coppie è rimasta insieme, le ragazze si sono dette tutte disposte a portare avanti il matrimonio pur tra le difficoltà e sofferenze, mentre i maschietti si sono, all'unanimità, tirati abilmente indietro chi con un motivo chi con un altro!

Un esperimento assai deludente sotto il profilo del risultato, ma interessante per dinamiche, risvolti psicologici e crescita personale dei vari partecipanti, che dovrebbero  esserne riusciti arricchiti umanamente, anche se Lara, Alessandra e Annalisa speravano in un risultato diverso.

Perché, almeno da quanto abbiamo visto, le donne hanno cercato di cogliere questa opportunità seriamente, non sempre mostrando il meglio di sé, ma cercando di trovare un equilibrio tra il proprio essere e i desideri del compagno, mentre da parte dei tre mariti non c'è stata quell'impegno e quella collaborazione sperata. In nessuna coppia è scattata la cosiddetta scintilla, in alcuni casi una debole fiamma unilaterale che ha rischiato di spegnersi più volte ad ogni leggera folata di vento, ma che a dispetto è rimasta accesa e ha cercato di accendere un fuoco, che purtroppo era privo di legna.

Cinque settimane sono poche per innamorarsi di uno sconosciuto o sconosciuta, per conoscere una persona, magari serviva più tempo, ma il fatto di non essersi scelti reciprocamente, ma di essere stati messi l'uno davanti all'altra alla cieca, poteva dare loro l'input per cercare punti in comune, per capire cosa c'era di speciale in ciascuno da farli ritenere coppie possibili dal team di psicologi, sessuologi e psicoterapeuti.

Mancanza di voglia, di motivazioni personali, cosa non ha funzionato nel meccanismo? Si sono sbagliati gli esperti, o qualcuno ha "giocato sporco" non prendendo la questione seriamente? 

Vedremo se in futuro ci sarà una seconda edizione, e se questa volta, l'esperimento avrà una possibilità di riuscita.











mercoledì 8 giugno 2016

DAL POLITICHESE .... ALL'INGLESE 


Da sempre la politica ci ha abituati ad un proprio linguaggio. Quante volte di fronte ad un discorso pronunciato da un politico ci siamo arresi all'incomprensibilità di un gergo destinato a pochi, fiumi di parole per la maggior parte di noi senza un senso pratico, immediatamente comprensibile, quasi un modo, di porre gli argomenti, studiato a tavolino per non farti capire cosa in realtà volessero dire o che cosa stavano attuando a livello di leggi e regolamenti.
Ma ultimamente, il politichese si è ulteriormente evoluto, modernizzandosi, 

internazionalizzandosi, assimilando termini di culture a noi vicine ma che parlano una lingua non nostra e che non tutti ancora sono in grado di comprendere, ed ecco che la "riforma del lavoro", che tutti sappiamo cosa vuol dire si trasforma in "Jobs Act" e qui chi non conosce l''inglese comincia ad avere le prime difficoltà.
Molto più recente, in tema di unioni civili è stato coniato il termine "stepchild adoption" che per come suona potrebbe essere qualsiasi cosa, (da un farmaco al modello di un PC) e non facilmente riconducibile alla possibilità da parte di coppie omosessuali di poter adottare il figlio del partner.
Il "giorno della famiglia" termine facilmente riconducibile a una celebrazione della famiglia è divenuto il "Family Day", dal suono molto americaneggiante come quello di "Freedom of Information Act ossia una parte della recente legge sulla pubblica amministrazione, il cui significato è: "Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza". 
Tra Spending Review, Spread, Bipartisan, Slide, Bad Bank, Local Tax... ci troviamo catapultati in una intricata e insidiosa foresta che vede svettare tra la nostra bella vegetazione mediterranea alberi di Mojave, Ohia, Chaparral, che nulla hanno a che vedere con essa.
Perché in un Paese dove la lingua madre è l'italiano, dato che siamo in Italia, si utilizzano termini in lingua inglese, non siamo mica governati da Barak O. o dalla Regina E.?
Se si vuole dimostrare internazionalità, prima di attingere alla terminologia, mettiamoci al passo con gli altri Paesi per quanto riguarda leggi, lavoro, diritti civili, sistema pensionistico, tasse, costi della pubblica amministrazione, scuole, ecc. ecc.
Facciamo gli internazionali a fatti e non a parole. Il detto "parla come mangi" in questo caso lo trovo molto appropriato, meglio una mela del Trentino che una "apple" californiana o texana, tanto per intenderci.
Come si suol dire, passano gli anni, i tempi si evolvono ma per quanto ci riguarda dal politichese all'inglesiano (mi si passi il termine) siamo caduti dalla padella nella brace.

Separati in casa, che vita e'?

Nel corso del tempo ho conosciuto alcune persone che sostengono di essere separate in casa. Ma cosa significa realmente questa affermazione?
Da quello che ho potuto capire, nella maggior parte dei casi significa che la coppia non e' più una coppia, ma che "per amore dei figli" continua a vivere sotto lo stesso tetto, in maniera platonica e generalmente i due genitori mangiano insieme, guardano la TV con i figli, giocano con loro... Ma non hanno rapporti intimi, anzi a volte ognuno ha un nuovo interesse.
In genere sono le donne, specialmente casalinghe, lavano, stirano, cucinano, puliscono anche per il marito; oserei definire una situazione di comodo per quest'ultimo, che fuori casa fa ciò che vuole e al contempo si ritrova cibo in tavola, abiti e biancheria puliti e stirati, niente male come soluzione.
Però mi sorge un dubbio: essendo mamma ho avuto modo di appurare personalmente che i bambini sono più attenti e intelligenti di quanto pensiamo noi adulti, e spesso anche se sembrano presi dai giochi ci osservano e ascoltano tutto, elaborando poi le cose in base alla loro età, ma una volta cresciuti potrebbero anche allontanarsi e criticare i genitori per averli fatti vivere nella menzogna.


Che esempio danno due genitori separati in casa ai loro figli? Di amore, di famiglia unita? Sinceramente ho i miei dubbi che questo sia il modo migliore per crescerli, io dà separata ho preferito spiegare le cose onestamente a mia figlia, con parole semplici, senza crearle  un mondo non reale intorno e ora che ha superato i venti anni, mi rendo conto di aver fatto la cosa giusta.
Ammetto che non è stato facile prendere molte decisioni da sola, ma - parlo per esperienza personale - ci sono momenti critici in cui ti scopri avere una forza e una determinazione che non sembrano appartenerti, una "sicurezza" e una calma che non pensavi di possedere e che ti viene da dentro, quando guardi quel gioiello prezioso e insostituibile al quale hai dato la vita e che rappresenta sì una fonte di preoccupazione ma anche una gioia infinita che non ha prezzo.
Credo che i figli abbiano bisogno di una famiglia unita solo se questo legame è profondo, sincero, non di mera facciata, meglio due genitori separati ma onesti con se stessi e con la prole, che madre e padre sotto lo stesso tetto ma finti, due attori che danno una immagine falsata della vita, una recita continua.
CENTRO PER L'IMPIEGO: UTILITA' O LA SOLITA BUROCRAZIA ALL'ITALIANA?

Dopo essere rimasta senza lavoro, il primo passo da compiere prevede l'iscrizione al Centro per l'impiego, nella vana e lontana speranza che il tempo trascorso nelle loro liste sia il più breve possibile.
Avendo avuto la "fortuna" di poter usufruire per alcuni mesi della NASPI, la nuova indennità di disoccupazione, ho dovuto sottostare, per mantenerla, ad alcune regole del sistema.
Riepilogo la mia esperienza: a ottobre 2015 faccio richiesta di NASPI on line che viene accolta e inizia così la sua erogazione da parte dell'INSP.
A marzo 2016 ricevo una mail da parte del Centro per l'Impiego della mia città, nella quale venivo invitata a presentarmi urgentemente presso la loro sede per formalizzare l'iscrizione (già fatta) altrimenti avrei perso la NASPI.
All'ufficio, rispondo ad alcune domande dell'impiegata addetta, confermando i dati che erano già stati inseriti a suo tempo dall'INPS, e mi viene fissato un appuntamento a breve (entro qualche giorno) per partecipare ad un "seminario" di due ore, partecipazione obbligatoria per mantenere il privilegio di godere per qualche altro mese della prestazione a sostegno del reddito.


La mattina del "seminario", un'addetta del Centro per l'Impiego ci parla delle nuove leggi relative alla NASPI, dei nostri doveri per poterla mantenere, del fatto che se non ci presentiamo ai successivi colloqui, l'importo della prestazione monetaria ci verrà decurtato se non addirittura sospeso, e che per poter giustificare l'assenza occorre un serio motivo, ossia un certificato medico che attesti la momentanea impossibilità a presentarsi.
Tra gli argomenti del seminario, i metodi per trovare lavoro, e qui ecco la rivelazione di sconcertanti novità ed espedienti finora sconosciuti: visionare gli annunci nel loro sito, iscriversi presso le varie agenzie che si occupano di collocamento, inviare curriculum, andare personalmente presso le aziende a portare il curriculum e chiedere di parlare con il titolare per presentarsi.
Due ore di chiacchiere e nulla più, niente di nuovo di quanto già chi cerca lavoro non faccia quotidianamente.
Cosa curiosa da parte di un rappresentante di un'Istituzione: viene suggerito di inserire nel curriculum anche i lavori fatti al "nero".
Al termine del seminario vengono distribuiti dei moduli da riempire con i dati personali, lavorativi, conoscenze, esperienze...
Veniamo ora al colloquio personale. Sì, perché dopo un seminario così illuminante, c'è, ciliegina sulla torta, il colloquio personale. Nel mio caso, l'impiegata si è limitata a inserire nel PC, nella mia scheda personale i dati riportati nel modulo firmato, chiedendo come mi fossi attivata per cercare lavoro e fissando un nuovo colloquio tra due mesi. Tre ore buttante al vento e quasi tre euro di parcheggio da pagare il risultato della mattinata, oltre ad essere disoccupata mi sono sentita presa in giro.
Passano due mesi, e la mattina del secondo colloquio, arrivo puntuale ma l'addetta è occupata, quindi attendo nella tromba delle scale, in piedi davanti all'ascensore per oltre un'ora, e quando finalmente entro, porgo il curriculum (che mi era stato chiesto espressamente di portare), ma non viene neppure guardato distrattamente, e mi viene detto che se non trovo lavoro ci rivediamo tra sei mesi. Conclusioni: altro tempo sprecato e altri euro di parcheggio pagati.
Scusate, ma vi sembra sensato che fra sei mesi torno lì a perdere altro tempo?
Da noi si dice "becco e bastonato".  Se hanno del personale in esubero che lo impieghino in attività utili alla comunità. Alla faccia delle riforme.
Per la mia esperienza "tutto fumo e niente arrosto" come si suol dire.